Scenari

Bassetti: “Sul Covid tutti colpevoli o tutti innocenti”

Scritto il

di Beppe Ceccato

«Pensavo che il Covid ci avesse fatto male già abbastanza. In realtà mi devo ricredere, visto questo spirito giustizialista che non è mai capace di guardare avanti ma sempre indietro, e soprattutto senza immedesimarsi in quei momenti. È tutto più facile giudicare con il senno di poi».

Matteo Bassetti, infettivologo del San Martino di Genova non si stanca di ripeterlo ovunque. Il Covid è ritornato un fatto mediatico in Italia con la chiusura delle indagini della procura di Bergamo sui morti del 2020. A tre anni dall’inizio di quell’incubo che ha mietuto vittime in tutto il mondo qui si sta tornando pericolosamente al solito vizio italico: evidenziare un colpevole per lavarsi la coscienza. Così, mentre la Francia stanzia 100 milioni di euro per preparare il Paese a nuove ondate pandemiche e incarica una commissione (di cui Bassetti fa parte) che giudicherà i progetti di ricerca, in Italia si rischia di spendere milioni di euro pubblici per un processo che durerà anni. «I morti ci sono stati ovunque; perché le procure di Brescia, Milano, Genova non aprono indagini simili? In questa vicenda o si è tutti innocenti o si è tutti colpevoli», argomenta l’infettivologo.

Professore vuole spiegare meglio?

Il problema è avere l’obiettività di giudicare quei momenti non con gli occhi di oggi ma con quelli di allora. Che sono i miei e quelli di migliaia di colleghi medici, infermieri operatori sanitari, militari, amministratori e politici. Dicono che dovevamo sapere, ma come facevamo a conoscere il virus in quel momento? I cinesi ci avevano detto forse un terzo di quello che stava succedendo. Le riviste scrivevano poco, l’OMS non ha fatto il suo dovere, traccheggiando nel dichiarare lo stato di emergenza a livello internazionale. Fuori dalla Cina noi italiani ci siamo trovati, praticamente il primo paese al mondo, a gestire il problema e lo abbiamo affrontato a mani nude. Fin troppo bene, aggiungo, visto come eravamo messi in quel momento.

Ci sono responsabili in questa vicenda?

Non sono così d’accordo che sia giusto cercare dei colpevoli di fronte a un virus nuovo. Non è come accertare le responsabilità di un aereo precipitato o di un disastro nucleare. Ci siamo trovati davanti a un’entità completamente nuova, per la quale, fra l’altro, non saremmo stati pronti nemmeno se avessimo avuto il piano pandemico, di cui si parla tanto anche a Bergamo, perché era comunque mirato a un virus influenzale con determinate caratteristiche.

Se si fosse monitorato quello che succedeva in Lombardia a novembre e a dicembre 2019 con casi di polmoniti atipiche poteva scattare un campanello dallarme?

Certamente sì, però la colpa è di Fontana, Speranza, Conte oppure deve cadere su chi, dal 2006 al 2020 non è andato a valutare se c’erano quegli indicatori? Non sono mai stato morbido con Conte e Speranza, è risaputo, quindi mi trovo abbastanza in imbarazzo oggi nel difenderli. In quelle due settimane, ripeto, o siamo stati tutti colpevoli o siamo tutti innocenti. Ciò che più mi dispiace è che stiamo mostrando al mondo di essere il solito paese chitarra, mandolino, far sempre casino! Dire che abbiamo sbagliato tutto, che siamo stati un’armata Brancaleone non so dove possa portare. Il mondo ci ha riconosciuto che alla fine ce la siamo cavata egregiamente per essere stati tra i primi, abbiamo assistito chi aveva bisogno, dal punto di vista delle terapie siamo stati i primi a usare il cortisone e l’eparina per le forme trombotiche, intuizioni di cui vado fiero.

Crisanti sostiene che bisognava seguire i modelli matematici per evitare i morti.

I modelli matematici non sono vangeli. Secondo questi, a marzo del 2021, Draghi non avrebbe dovuto aprire perché le terapie intensive si sarebbero intasate. Invece non è successo. La verità è che con questa perizia noi medici e personale sanitario siamo passati da eroi a carnefici. Non c’è nessun altro paese al mondo che ha messo sotto accusa amministratori e medici per quello che è successo con il Covid. L’inchiesta sta dando fiato a tutti quelli che dicevano che il lockdown era inutile, come le mascherine e i vaccini. Anziché dare dignità a quei morti si sta togliendo dignità ai medici.

Sono stati fatti di sicuro degli errori.

Certo, ma dobbiamo imparare da questi per non commetterli più. È sbagliato avere un tribunale che ti mette sul banco degli imputati, è corretto invece andare a valutare cosa è stato fatto durante la pandemia. Se vogliamo farlo allora lo si accerti tramite una commissione parlamentare (ero perplesso, ma visto cosa sta succedendo sono d’accordo nel crearla), perché sennò agli italiani stiamo dicendo che ci sono stati morti di serie A (a Bergamo) e di serie B (nel resto del paese). Se proprio dobbiamo trovare un colpevole, dobbiamo guardare cosa ha fatto la politica negli ultimi 20 anni per la Sanità pubblica e nell’ambito del piano pandemico per la prevenzione delle infezioni.

Cosa ha insegnato la pandemia?

Che la sorveglianza è fondamentale per intercettare rapidamente i segnali; che dobbiamo avere laboratori in grado di fare una diagnosi, investire quindi in tecnologia, e, infine, essere attrezzati con vaccini, farmaci e campagne informative.