Scenari

Carlo Cottarelli: il futuro dell’Italia

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di Gabriele Politi

Nel suo ultimo libro AllInferno e ritorno (Feltrinelli, 2021) Carlo Cottarelli tratteggia il confine tra il mondo sconvolto dalla peggiore crisi post bellica e dalla pandemia e quello che si spera verrà dopo.

In questo scenario l’Italia ha esposto le sue debolezze e mostrato le sue forze, specie nelle emergenze. Ma dopo le emergenze viene la ricostruzione, e per affrontarla i conti non sempre tornano.

Gli abbiamo chiesto una riflessione sullo stato economico del nostro Paese in vista di un anno ricco di scadenze.

Dopo i rilievi della Ue alla manovra di bilancio e i correttivi apportati dal governo, quali sono i principali nodi economici da sciogliere nel corso del 2023?

Nell’immediato resta il grosso punto di domanda sull’energia, perché ci sono i soldi nella legge di bilancio ma gli aiuti sono previsti soltanto per il primo trimestre di quest’anno, poi non si sa cosa succederà. Se i prezzi dell’energia scendono il problema non si pone, se dovessero restare alti ci sarebbe subito la questione alla fine del primo trimestre di cosa fare con lo scostamento di bilancio. Dipende ovviamente dalle entrate; nel 2022 non c’è stato bisogno dello scostamento perché proprio in conseguenza dell’inflazione le entrate sono rimaste alte, però se questa è la risposta allora l’emergenza diventa un’altra, ovvero quella dell’inflazione che non va giù. A questo punto il problema diventa sempre più serio per chi ha un reddito fisso, il che vuol dire prevalentemente i lavoratori dipendenti che avevano contratti triennali fissati nel 2021, visto che un lavoratore autonomo può aumentare i propri prezzi, naturalmente entro certi limiti.

Senza contare poi che l’inflazione, di fatto, è come una patrimoniale sul risparmio in proporzioni che non si erano mai viste in Italia, dato che a fine anno l’inflazione sarà all’11-12%. Per lo Stato questo è un vantaggio perché guadagna sui titoli che ha emesso, che perdono valore. È una “tassa da inflazione” su cui ci rimettono i risparmiatori. Alla lunga questa è una cosa che danneggia il bilancio di famiglie e imprese, perché una famiglia o un’impresa che hanno messo da parte dei soldi per comprarsi un immobile scoprono che quei soldi non bastano più visto che i prezzi sono aumentati, oppure hanno messo via del denaro per acquistare un’automobile o un viaggio e quel denaro viene mangiato dall’inflazione.

Stiamo spendendo bene i soldi del Pnrr? Le scadenze incombono…

Il governo ha detto che tutte le scadenze immediate saranno rispettate ed è possibile che ce la faccia, come ce l’ha fatta in tutte le precedenti scadenze l’esecutivo Draghi. Quello che invece non sta andando molto bene è la capacità di investire e di eseguire gli investimenti previsti nel Piano, che nel 2022 sono andati avanti più lentamente. Questo non ha causato un problema immediato perché si tratta di impegni che poi verranno verificati solo più tardi. Ad esempio, noi dobbiamo creare  264mila nuovi posti negli asili nido e nelle scuole d’infanzia per la fine del 2024: essere in ritardo adesso non significa perdere una scadenza immediata ma sapere comunque che per quella data non ce la faremo. Tutta questa parte che riguarda gli investimenti è in ritardo già nel 2022 ed è la cosa più difficile da affrontare

Dopo questi primi mesi della premier Meloni a Palazzo Chigi pensa che liniziale scetticismo europeo proseguirà?

Il giudizio che è stato dato quest’anno è un giudizio complessivamente di rispetto delle raccomandazioni che erano state date all’Italia, però con delle osservazioni puntuali per nulla irrilevanti che riguardano soprattutto gli aspetti di tassazione, di evasione fiscale…abbiamo visto che il governo ha dovuto fare un passo indietro sul Pos. La Legge di bilancio per questo e per il prossimo anno è abbastanza stretta e in linea con le indicazioni dell’Unione europea. Per quanto riguarda quella del 2024 vedremo cosa succede. Il 2024 è importante perché sarà il primo anno in cui saranno riprese le regole europee sui conti pubblici nella loro nuova forma.

La riforma del Mes è stata approvata da tutti i Paesi membri della Ue tranne che dallItalia.

Mi sembra che il governo si sia andato a ficcare un po’ in un vicolo cieco perché tutti gli Stati membri, compresa la Germania, hanno ratificato la riforma, che non è una riforma particolarmente sconvolgente, ci sono cambiamenti che possono più o meno piacere ma non c’è assolutamente alcun motivo per non ratificarla. Il problema è che a fine 2019 è stata montata una campagna contro il Mes per cui ora è veramente difficile per il governo ammettere che si è cambiata idea. Non so quale soluzione ci possa essere, è una situazione davvero strana, una battaglia che non valeva la pena di combattere. L’Italia aveva obiettato alla versione iniziale di questa riforma, in cui alcuni Paesi europei richiedevano l’obbligo di ristrutturazione del debito pubblico se un Paese riceveva prestiti dal Mes, il che ovviamente era un’assurdità. In questa versione l’obbligo è stato tolto e la riforma dà semplicemente un po’ più di voce in capitolo al Mes nel dare un giudizio sul fatto che una ristrutturazione sia o meno necessaria. Sinceramente, non c’è nessun motivo per non ratificarla.

Cosa si augura per lItalia nel 2023 il cittadino comune” Carlo Cottarelli?

Mi auguro che non ci siano più sorprese, perché ormai qui ce n’è una ogni anno. Diventa veramente difficile uscire da quella spirale iniziata ormai nel 2008, quando sono cominciati questi shock: prima la crisi del 2008-09, poi quella dell’euro nel 2010-11, poi la pandemia del 2020-21, adesso la guerra. Speriamo davvero sia finita…