Scenari

Cucchi, Lega: ricucire la fiducia tra imprese e PA

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di Gabriele Politi

Riccardo Cucchi, da sindaco di Parabiago, storico distretto calzaturiero lombardo, lei ha il polso dello stato di salute dellindustria del territorio. Dopo i due anni complicatissimi della pandemia e ora la guerra in Ucraina qual è la situazione? 

Il settore, secondo le ultime rilevazioni del Centro Studi di Confindustria Moda, segna una ripresa. Occorre aggiungere, però, che i rincari delle materie prime e il costo dell’energia stanno rendendo tutto molto più faticoso, minando l’assetto competitivo delle aziende. Posso parlarne da sindaco, ma anche da imprenditore del settore calzaturiero e sbilanciarmi nel dire che il ‘saper fare bene’ premia nel lungo termine ed è quello che hanno saputo fare le Pmi del territorio, adattandosi ai cambiamenti del mercato e intercettando la domanda del settore dell’alta moda a livello globale. Per dare qualche numero di riferimento, nei primi nove mesi del 2022 si è registrata una crescita dell’export del 23,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, per un valore totale di 9.350,33 milioni di euro. L’export verso la Russia ha subito una naturale flessione del -35,5% e così anche in Ucraina (-74%), per ovvie ragioni di conflitto. Il mercato italiano, invece, è ancora in ritardo del -3,5% per arrivare ad una situazione pre-Covid. Questo sarà uno degli obiettivi del 2023.

Il Pnrr è un’occasione forse irripetibile che molte Pmi lombarde sembrano aver sfruttato poco e in alcuni casi proprio per niente. Solo colpa delle tasse e della burocrazia? O la politica avrebbe potuto fare qualcosa di diverso?

Non è tanto colpa di qualcuno o qualcosa, piuttosto della sempre più crescente informazione parziale o distorta, associata a una mancanza di fiducia nel ritenere certi e utili questi finanziamenti. Mi spiego: un imprenditore a capo di una Pmi è abituato a lavorare concretamente, a raggiungere gli obiettivi del proprio mercato. Facciamo l’esempio del settore calzaturiero del mio territorio: reperire risorse economiche del Pnrr significa per queste imprese concentrare energie nel cercare di capire come fare e se il ‘gioco vale la candela’, distogliendo l’attenzione dalla produttività. Si tratta, infatti, di risorse vincolate a progetti anche per loro, spesso con una vision più di rete e con una specifica mission di investimenti mirati a innovazione, start up, digitalizzazione e così via. Senza contare la diffidenza verso banche o società nate appositamente per creare servizi di supporto al reperimento di queste risorse. Ovvio che le Pmi più recenti sono più brave a sfruttare questa opportunità, ma molte realtà italiane, lombarde anche, vivono ancora secondo vecchie logiche. La politica avrebbe potuto sicuramente informare in modo più capillare e sintetico, in secondo luogo dovrebbe occuparsi di semplificare l’apparato burocratico; invece assistiamo continuamente alla sua complicazione… un ‘azzeccagarbugli’ continuo che richiede oramai in tutti i settori l’assistenza di professionisti e costi in più per un’azienda medio piccola.

I suoi progetti per il mondo produttivo se dovesse entrare in Consiglio regionale?

Regione Lombardia deve mantenere i livelli di competitività produttiva che la distinguono, spingendosi e osando di più a livello europeo. Per fare questo, da imprenditore, ritengo che le aziende debbano richiedere manodopera specializzata, difficile da reperire oggi: occorre ripensare l’offerta della formazione professionale partendo dal bisogno reale delle Pmi. Per raggiungere questo obiettivo è quindi strategico recuperare il rapporto di fiducia tra aziende, che possono investire, e le istituzioni che devono essere in grado di recepire il bisogno imprenditoriale, il che a volte significa rinunciare a pensare in ‘solitaria’ le offerte di formazione. D’altro canto, si rende necessario fornire alle Amministrazioni Locali e alle aziende normative che permettano, con maggior semplicità, di adeguare i propri impianti e di localizzare le imprese in aree strategiche di sviluppo che consentano di cogliere le opportunità di investimento, in linea con le nuove sfide del futuro.

Il rapporto tra governo regionale ed enti locali aiuta a fare impresa? Lei cosa cambierebbe?

Certamente aiuta ma cambierei forse il modo di relazionarsi fra l’istituzione regionale e le imprese, serve più concretezza e si deve recuperare la fiducia degli imprenditori nel trovare nelle istituzioni un alleato, non un ostacolo di burocrazia e normative. Chi investe ha il diritto di sapere che cosa può fare, quali sono i tempi e le modalità per fare impresa e solo così, lo dico da imprenditore, possiamo promuovere la scelta di investire in nuove imprese.

Per mantenere competitivi i territori lombardi serve un’alleanza tra istituzioni che condividono gli stessi obiettivi nell’alleggerire i processi autorizzativi per le aziende che vogliono fare impresa. La presenza di aziende produttive è garanzia di occupazione, sviluppo economico, riscatto sociale e culturale della comunità. Una volta l’imprenditore era un sognatore, oggi è più un burocrate che faticosamente cerca di sopravvivere… dobbiamo tornare ad accendere il desiderio di fare impresa nelle persone, perché solo così potremo ottenere start-up di successo.