Scenari

Pierfrancesco Majorino: Sanità, trasporti e diritti, parola d’ordine, “cambiare”

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di Gabriele Politi

Pierfrancesco Majorino, classe 1973, europarlamentare Pd, è il candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Lombardia sostenuto da Pd, Movimento Cinquestelle, Alleanza VerdiSinistra, Reti civiche e Patto Civico per Majorino. Parte dei democratici aveva inizialmente guardato a Letizia Moratti come il “male minore” rispetto al governatore uscente Attilio Fontana. Poi la scelta dell’ex assessore milanese al Welfare e la messa a terra, non senza fibrillazioni, dell’alleanza con i pentastellati lombardi.

Arrivati a questo punto, come sta andando la campagna?

La sfida è veramente aperta e la sensazione positiva che raccolgo andando in giro, oltre che confortato dai numeri di diversi sondaggi, è quella che ce la possiamo fare. Quello che sembrava impossibile, oggi è oggettivamente possibile. Alcune settimane fa, quando siamo partiti, la domanda che tutti si ponevano era: chi arriva secondo tra Majorino e la Moratti? Oggi è evidente che il tema è un altro: chi farà il presidente tra me e Fontana? Chi vince tra noi e loro? Questo è il punto essenziale. Vedremo quale sarà l’esito ma sento una bella energia. Dopo 28 anni, un sacco di gente non ne può più di treni che funzionano male, di ritardi nel trasporto pubblico, dell’assenza di politiche attive per il lavoro. Poi il tema, incredibile, della sanità: se vuoi essere curato in tempi certi e in modo dignitoso devi pagare. È un sistema totalmente sfuggito di mano. Da questo punto di vista il presidente uscente Fontana credo sia stato imbarazzante per le cose che non ha fatto quando crescevano le difficoltà. Del resto, loro hanno dimostrato scarsa efficienza e lungimiranza già durante la pandemia, quando mettevano i positivi nelle RSA. Il Covid ha travolto tutti ma la Lombardia è stata un laboratorio straordinario di scelte negative che ha pochi eguali a livello internazionale.

Quindi come vuole intervenire sul settore che, ricordiamolo, attrae ancora molto turismo sanitario fuori regione?

La sanità va ricostruita radicalmente con un rapporto più trasparente nella relazione tra pubblico e privato. Bisogna rilanciare la medicina territoriale, i medici di medicina generale devono essere presenti sul territorio e visitare le persone, sono i primi a dirlo. E bisogna colpire questa vergogna delle liste d’attesa: non c’è nessuna regione italiana in cui sono aumentate come qui negli anni in cui hanno governato Fontana e anche la Moratti. È come se il sistema sanitario lombardo, una volta il migliore d’Italia senza ombra di dubbio, che ha ancora ospedali bellissimi e importanti, pubblici e privati, fosse crollato sulle ginocchia: ci sono esperienze eccellenti ma non c’è un sistema d’eccellenza.

Gli altri nodi: case popolari, trasporto pubblico locale, ferrovie.

Ci sono ad oggi 15mila case vuote di proprietà regionale, case senza persone che vanno assegnate, ristrutturate e messe a disposizione. Trenord è un’azienda da ribaltare. Le sue lavoratrici e i suoi lavoratori sono una straordinaria ricchezza su cui investire ma sono convinto che l’azienda vada radicalmente riorganizzata e resa molto più efficiente. È ovvio che non lo si fa in un giorno, ma il mio obiettivo nel programma è arrivare a rendere gratuito il trasporto pubblico regionale per gli under 25, anche come misura di sostegno alle famiglie e per il diritto allo studio, tema questo intrecciato a quello della casa. Bisogna alimentare il fondo di sostegno all’affitto e fare politiche innovative di cosiddetto housing sociale per permettere, come già accade in alcune città, delle sperimentazioni con il mondo immobiliare, con le fondazioni, per mettere sul mercato un’offerta alloggiativa a basso costo. E la mano pubblica deve esserci.

Diritti: è stato assessore al welfare del Comune di Milano con Pisapia e Sala. Come affronterebbe questa tematica a livello regionale?

La questione dei diritti per me vuol dire tante cose in Regione. Un tema enorme è quello dei salari, cioè il primo dei diritti sociali. Oggi secondo me si devono elevare i salari, serve un salario minimo. E Regione Lombardia deve farlo anche quando è la responsabile, attraverso gli appalti che determina, della condizione salariale. È inaccettabile fare appalti che fanno sì che le persone guadagnino 5 o 6 euro all’ora. C’è poi il diritto alla salute che vuol dire anche l’applicazione, senza se e senza ma, della legge 194 o il diritto all’informazione sessuale. Penso che ci sia bisogno di una nuova rete di consultori che aiutino le ragazze e i ragazzi su questo terreno.

La Lombardia ha una geografia che non aiuta ma per lambiente qualcosa si deve fare, al di là degli impegni europei.

La Lombardia è diventata la regione più inquinata d’Europa anche perché alla condizione geografica di partenza si è associato il negazionismo totale sull’emergenza ambientale della destra. La prima cosa che dico è: incentiviamo il trasporto pubblico, aiutiamo le persone a lasciare a casa l’auto per spostarsi. Questo vuol dire treni che funzionano meglio e una rete di trasporto pubblico locale su gomma più efficiente. L’efficientamento energetico, di cui tanto si parla, iniziamolo dalle case popolari di Regione Lombardia. Facciamo sì che la questione ambientale sia un tema che riguarda tutti gli strati della popolazione aiutandoli a essere dentro questa profonda trasformazione, rispetto a cui ci sono fondi europei che bisogna andare a prendere. Dobbiamo evitare che scelte sull’ambiente lungimiranti e innovative producano un costo sociale per chi è più in difficoltà.

Lombardia culla delle Pmi italiane. Quali progetti per lindustria del territorio?

Questa è una domanda cruciale. Primo, usare bene i fondi europei del Pnrr. Sono molto preoccupato per lo stato attuale di grande opacità in Lombardia. Ho in mente un nuovo assessorato per andare a prendere in Europa le risorse da mettere nelle nostre comunità, aiutare le imprese a sburocratizzarsi e semplificare la funzione delle pubbliche amministrazioni per far lavorare meglio le aziende. Secondo: aiutare le start up innovative. Per i primi tre anni, Irap azzerata per sostenere le imprese di nuova generazione.

Che Lombardia ha in mente e cosa farà come prima cosa in caso di vittoria?

Ho in mente una Lombardia più giusta, governata da una classe dirigente che non si rinchiude nei palazzi. E per questo penso a due cose da fare subito. La prima: il provvedimento d’emergenza sulle liste d’attesa, con tutte le risorse che si riescono a raccogliere. La seconda è più piccola ma ci tengo molto: spostare degli uffici del presidente della giunta in un quartiere di case popolari. Chi governa deve stare a contatto diretto con le persone in carne ed ossa, con la loro sofferenza, con le loro domande o inquietudini. Non è semplice perché poi quando vai nelle strade di quei quartieri non è che siano tutti lì a buttarti i fiori. Però ci credo davvero. O la politica riparte da questa dimensione di utilità o dove va?


Pierfrancesco Majorino, 49 anni, è entrato in consiglio comunale a Milano nel 2006. Assessore al Welfare con i sindaci Pisapia (2011) e Sala (2016), dal 2019 è Parlamentare europeo del Partito Democratico.