Scenari

Rigassificatore di Piombino, emergenza tutta italiana

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di Chiara Giannini

 È l’era dei rigassificatori, ma sono davvero la soluzione alla crisi energetica?

La dipendenza italiana dal gas proveniente da altri Paesi è frutto delle mancate scelte attuate dai vari governi che si sono succeduti negli anni. Una storia dal sapore tragicomico, se non fosse che, a causa della guerra tra Russia e Ucraina, oggi ci ritroviamo con il 40% in meno delle forniture. Una situazione che ha portato il governo Draghi a ricorrere a misure d’emergenza e a scegliere di indirizzarsi verso i rigassificatori, sicuramente più veloci da realizzare rispetto a una piattaforma offshore.

Uno dei siti scelti è quello di Piombino, cittadina nel Livornese nota per le varie vicende legate al comparto siderurgico. È qui che la Snam, società energetica che gestisce la rete italiana dei gasdotti, ha già da qualche tempo aperto i cantieri per la realizzazione dell’opera che ha avuto l’ok del commissario straordinario e presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani. Un progetto che il Comune di Piombino ha tentato di stoppare facendo ricorso al Tar in ordine a varie ragioni, legate per lo più alle 129 prescrizioni avanzate dai singoli enti. Ricorso, però, respinto venerdì scorso dal Tribunale. Ergo, l’opera si realizzerà.

Il rigetto della sospensiva è stato motivato dal Tribunale poiché non sussisterebbero «i presupposti per la concessione dell’invocata misura, atteso che le modalità procedimentali di autorizzazione dell’iniziativa in questione sono disciplinate da una normativa, che si caratterizza per il chiaro contenuto eminentemente emergenziale e per concernere interventi che, già nella declaratoria di legge, appaiono connotati da uno spiccato grado di specificità». In più, i giudici hanno osservato che «all’esito della prima disamina della documentazione offerta, l’iter che ha condotto all’adozione del provvedimento gravato non ha dato evidenza di palesi anomalie nello sviluppo del procedimento né di incontrovertibili carenze istruttorie idonee a supportare, prima di addivenire alla completa delibazione del merito, la sospensione dei provvedimenti impugnati».

Nei mesi si è dato vita a quattro comitati cittadini appoggiati dal sindaco Francesco Ferrari, nonostante sia esponente di Fratelli d’Italia, partito al governo che ha dato il suo ok all’opera.

«Un passo – spiega il primo cittadino piombinese al Settimanale – che abbiamo fatto perché avevamo necessità di un parere della magistratura in ordine all’opera e alla modalità con cui è stata svolta e gestita da Giani la conferenza dei servizi, che formalmente si è conclusa con una autorizzazione e tutti i pareri favorevoli degli enti preposti, che erano oltre 30, fatta eccezione del Comune di Piombino che ha ne ha espressi alcuni contrari».

Ferrari dice di non voler «entrare nel merito della necessità dei rigassificatori in Italia», poiché questo «non compete a noi, ma è una valutazione che spetta al governo, sono scelte strategiche e anzi, sappiamo benissimo che il nostro Paese sta vivendo una crisi energetica enorme e quindi il governo deve correre ai ripari».

Tanto per capire, nel corso del 2021 il nostro Paese ha importato 72.728 miliardi di metri cubi di gas naturale. Di questo il 40% proveniva dalla Russia, il 31% dall’Algeria, il 10% dall’Azerbaijan, il 9% dal Qatar, il 4,4% dalla Libia e il 2,6% dalla Norvegia.

«L’opera è strategica? – tiene a dire Ferrari – Se il Tar così ha deciso ne prendiamo atto. La decisione di non concedere la sospensiva è parziale e interessa solo il provvedimento cautelare: ci aspetta comunque l’udienza di merito nella quale il Tribunale avrà modo di approfondire le tante e valide argomentazioni presentate dal Comune, cosa che non è stato possibile fare in questa prima fase di dibattimento sommario. Certamente ci auguravamo un altro risultato – prosegue – ma siamo soddisfatti dall’urgenza che il Tar ha concesso alla trattazione del merito fissando l’udienza già per l’8 marzo 2023». Nella sentenza, il Tar esclude che ci sia un pericolo concreto e attuale visto che al momento il rigassificatore non è in funzione. «Ciononostante – chiarisce il sindaco – continueremo a vigilare e richiameremo gli enti preposti a un controllo attento e puntuale sul rispetto delle prescrizioni e ci riserviamo di valutare altre azioni contro il modo in cui Snam sta gestendo i cantieri già aperti».

Tra le argomentazioni mosse dal Comune c’era quella relativa alla Valutazione di impatto ambientale, una esclusione decisa dall’articolo 5 del decreto legge 50/22.

Una valutazione che, forse, il governo Draghi, che aveva individuato nei rigassificatori una soluzione al problema del gas, avrebbe dovuto comunque fare, visto che si parla di un progetto che supera l’arco annuale.

Il quadro generale di Piombino ha inciso sulla compattezza di una città trasversalmente orientata a dire no al rigassificatore. Piombino da 10 anni è in una profondissima crisi occupazionale legata a quella della siderurgia, ha necessità di bonifiche del Sin (Sito di interesse nazionale) e avrebbe bisogno di azioni concrete e ingenti da parte del governo, cosa finora mai fatta.

La diversificazione messa in atto dalle piccole e medie imprese, dal turismo e dall’itticoltura è nata dalla volontà dei concittadini che ritengono che la nave rischi di pregiudicare questo percorso.

Se la realizzazione del rigassificatore avesse subito uno stop, l’Italia avrebbe perso il 4% del gas entro il prossimo anno.

Ma come funzionerà il rigassificatore?

Nel giugno di quest’anno Snam ha sborsato 330 milioni di euro che hanno consentito l’acquisizione dell’intero capitale sociale di Golar LNG NB 13 Corporation, proprietaria della Golar Tundra, la nave rigassificatrice Frsu, ossia un’unità galleggiante di stoccaggio e rigassificazione che convertirà il gas dallo stato liquido allo stato gassoso, gas che arriverà a bordo delle navi metaniere. Dopodiché, lo stesso sarà immesso nella rete nazionale. La stessa Snam ha spiegato come «la Golar Tundra possa operare sia come metaniera per il trasporto del GNL e sia come FSRU. È stata costruita nel 2015, ha una capacità di stoccaggio di 170mila metri cubi di GNL e una capacità di rigassificazione di 5 miliardi di metri cubi all’anno».

I rischi provenienti dal rigassificatore di Piombino saranno certamente quelli legati alla vicinanza di una nave carica di gas con un centro abitato. Piombino è, oltretutto, mèta turistica, soprattutto per il passaggio dei vacanzieri che d’estate affollano l’isola d’Elba, raggiungibile proprio dal porto toscano ed è inevitabile che l’odore di gas si senta anche a molta distanza rispetto al sito in cui sarà collocata la Golar Tundra. I vantaggi sono, invece, relativi alla vicinanza del luogo in cui avverrà la rigassificazione con i siti di maggior consumo, visto che la parte centrale dell’Italia ha diverse industrie attive.

Ma mentre a Piombino si continua a portare avanti la protesta, sul versante Adriatico un altro rigassificatore è in programma, quello di Ravenna, per il quale sussistono molte meno polemiche e per il quale c’è l’ok definitivo.

L’Unione Europea sta attuando misure volte al risparmio energetico, tra cui il Price cap e l’incentivazione al ricorso ai rigassificatori, ma con il rischio che i Paesi membri, tra cui l’Italia, siano sempre più dipendenti da nazioni estere, con l’inevitabile conseguenza di un futuro aumento dei prezzi. Questione che pone sul tavolo un altro quesito: non sarebbe meglio sfruttare i giacimenti di gas presenti sul territorio nazionale? Tanto per capire, allo stato attuale sono 1.298, ma molti sono inattivi anche a causa di limiti posti dalla burocrazia o da vincoli ambientali. L’Italia consuma 75 miliardi di metri cubi l’anno di gas. Il 96% è importato dall’estero. E questi dati fanno capire che, se non vogliamo vedere molte delle nostre attività produttive ferme e vogliamo riscaldarci, forse è fondamentale studiare un piano a lungo termine che ci consenta di non ritrovarci in futuro a scenari drammatici e nuove scelte fatte in emergenza.

I rigassificatori esistenti

In Italia attualmente ci sono tre rigassificatori in attività. C’è il rigassificatore onshore di Panigaglia, in provincia di La Spezia che è anche il più vecchio e appartiene alla Snam; poi c’è il Terminale GNL Adriatico (nella foto), che è il più grande ed è un’isola artificiale che si trova al largo di Porto Viro, in provincia di Rovigo ed è di ExxonMobil al 70%, di Qatar Petroleum al 23%, e di Snam al 7%. Infine, c’è il rigassificatore nel mar Tirreno al largo della costa tra Livorno e Pisa che è una FSRU ed è di Snam e First Sentier Investors.