Scenari

Welfare: Ethic new deal dei professionisti

Scritto il

di Claudio Brachino e Gabriele Politi

Mazzaro, che cosa fa la sua associazione, chi sono i suoi membri e quale settore del lavoro rappresenta?

Il nome è già evocativo, rappresenta i professionisti e nasce vent’anni fa da Federmanager con l’obiettivo di dare una casa alle libere professioni e ai professionisti che non hanno un ordine o un collegio di riferimento. Siamo riconosciuti ai sensi della legge 4/2013. Cosa fa Feder Professional? Ha degli obiettivi politici e di supporto ai professionisti – quelli politici sono tra l’altro caldi in questo momento, li stiamo portando avanti da tempo e abbiamo lanciato ad aprile l’Ethic new deal sul tema del welfare per i professionisti, anche per quanto riguarda l’assistenza sanitaria, e la flat tax.

Parliamo della flat tax: alla fine è la via giusta per una riforma del fisco?

La riforma è un’esigenza dei professionisti che sono da un lato molto vessati dalla pressione fiscale, come altre categorie – ci mancherebbe – e dall’altro vengono sempre additati come i maggiori evasori. La flat tax aiuta a nostro modo di vedere il professionista riducendo l’impatto fiscale, ma aiuta anche il sistema perché con un buon governo si va ad alzare il gettito fiscale nella misura in cui lo Stato riesce a controllare quello che il professionista incassa, quello che guadagna e quindi le tasse che deve pagare.

Non dico che se abbasso la percentuale di tassazione automaticamente l’evasione scompare, quello no, perché c’è anche una sacca che decide, per finalità diverse, di trattenere del denaro. Ma quello che intendo dire è che semplificare il sistema incentiva da un lato i professionisti a versare quello che è ritenuto equo e dall’altro dovrebbe agevolare lo Stato nei controlli. Se parliamo di flat tax ma non parliamo di semplificazione fiscale stiamo risolvendo solo metà del problema.

A proposito del problema nella sua interezza, è soddisfatto della flat tax anche nellapplicazione graduale che con la manovra è salita a 85mila euro?

A Milano noi diciamo “piuttosto che niente meglio piuttosto”.  Va bene anche se noi abbiamo fatto una proposta in realtà ancora più temeraria: avevano detto 15% fino a centomila euro, noi abbiamo proposto il 25% fino a centomila euro. Ti do un quarto di quello che guadagno. In questo momento stiamo dando più del 50%, siamo oltre la mezzadria del medioevo. Ecco, il 25% è una cifra equa perché così al lavoratore restano in tasca dei soldi che può rimettere nel sistema perché oggi il risparmio si sta azzerando.

Il risparmio di quelli della mia generazione in realtà è il risparmio dei genitori. Perché io a quarantacinque anni, moglie e due figlie, non riesco a risparmiare, investo sulla famiglia, sui figli e sulle spese che in questo momento storico poi stanno schizzando per le bollette.

Cosa ha pensato dellaumento del tetto al contante?

In realtà all’inizio ero affascinato da questo azzeramento del contante, cioè dall’idea che azzerando il contante sarebbe stato tutto più controllato, non ci sarebbe stato riciclaggio. Invece studiando, approfondendo, confrontandomi anche con chi si occupa a livello universitario di questi temi, ho scoperto che tutte queste problematiche, sull’antiriciclaggio in particolare, non vengono annullate dall’azzeramento del contante, anzi. Chi si occupa di riciclaggio non necessita del contante, utilizza altri sistemi. Quindi il contante in realtà è sinonimo di libertà. E l’azzeramento del contante è rischio di controllo sociale. Quindi io sono per una libertà nel contante, mettere dei tetti assolutamente va bene ma non può essere azzerato come qualcuno sbandiera.

Questione welfare: con il Covid è tornato di moda. Quando ci sono grandi emergenze planetarie come la pandemia o uneconomia di guerra la politica interviene. E c’è anche una nuova cultura che si sta affermando che è quella del welfare aziendale. Cosa ne pensa?

È uno strumento sicuramente utile. Nelle aziende è stato esteso il concetto di welfare. Si è partiti da una incentivazione di denaro per degli utilizzi più legati all’ambito sanitario, adesso il welfare aziendale mi consente di fare la spesa al supermercato e di andare in palestra.

Noi abbiamo lanciato anche un’idea, una campagna, ovvero il welfare per i professionisti, come lo intendiamo? Lo intendiamo in questo modo: se mi è consentito come professionista scaricare i costi di un impiegato amministrativo e, così facendo, libero energie che mi consentono di fare determinate attività che sono il mio core business, non vedo per quale motivo non posso scaricare i costi di un assistente domestico che mi aiuti a gestire i bambini o la casa e che ugualmente mi libera energie per svolgere la mia attività.

E soprattutto mi consente di non fare una scelta tra il lavoro e la famiglia. Perché il lavoro è la famiglia. Nel senso che se io non posso lavorare non posso mantenere i miei figli, quindi pagare un o una babysitter, potendo scaricare questo costo che mi consente di gestire le mie figlie durante l’orario lavorativo, credo sia un elemento fondamentale oggi per supportare i professionisti.

Tema pensioni: i professionisti non sono garantiti da unassunzione, spesso hanno guadagni intermittenti e quindi anche delle contribuzioni intermittenti. C’è attenzione da questo punto di vista da parte delle istituzioni?

Non andremo mai in pensione… Scherzi a parte, il tema pensioni per i professionisti è un tema frastagliato perché innanzitutto ci sono le casse private. Io sono iscritto all’ordine degli avvocati e abbiamo la cassa forense con una sua identità e autonomia. I professionisti si trovano in questo ecosistema di casse che si cerca di coordinare, se ne parlava proprio in questi giorni col ministero delle politiche economiche. Sicuramente è un problema che andrebbe affrontato in un equilibrio tra pubblico e privato, cioè liberare energie economiche per poter investire in casse private quindi sanità privata. Credo sia una soluzione più liberale e con più equilibrio nel lungo termine, perché in questo momento ci troviamo in una situazione dove, comunque, devo puntare alla sanità privata perché abbiamo visto come il sistema pubblico non regga sotto stress. Devo pensare a investimenti in casse private perché la pensione non sarà sufficiente.

E che cosa si aspetta allora da questo governo appena nato? Cosa chiedete? Cosa vede in controluce dalle prime mosse sui temi che la interessano?

Devo dire che il governo ha già ascoltato i professionisti proprio dall’inizio dell’insediamento. Ci aspettiamo che vengano tenute in considerazione le esigenze dei professionisti in maniera non ideologica. Perché se partiamo da un’ideologia non riusciamo a trovare la soluzione concreta e necessaria per le persone che si trovano ad affrontare il libero mercato con dei servizi che poi non sono da libero mercato.