Sostenibilità

DMAT, il calcestruzzo si auto-ripara

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di Paola Stringa

Allungare la vita delle costruzioni, declinando la sostenibilità in tre ambiti: economica, sociale, ambientale. È questa la mission di DMAT, la startup italiana, appena sbarcata sul mercato globale, che ha iniziato a sviluppare un calcestruzzo d’avanguardia, con grandi potenzialità di crescita. DMAT, sta per dematerializzare, come spiega al Settimanale Paolo Sabatini – che assieme ad Admir Masic, professore associato di Ingegneria Ambientale al MIT, Carlo Andrea Guatterini e Nicolas Chanut – ha fondato la deep company che sfrutta la sua rete scientifica globale per tradurre in soluzioni per l’industria le sue scoperte rivoluzionarie.

Calcestruzzo
Calcestruzzo che si auto-ripara

La nuova generazione di calcestruzzi caratterizzata dalla capacità di auto-ripararsi, parte da una ricerca sulla resilienza dei materiali usati per costruire alcuni maestosi edifici nell’antichità, ed è già stata certificata in Svizzera dall’Istituto di Meccanica dei Materiali come una tecnologia che garantisce anche un significativo abbattimento dei costi e delle emissioni di CO2 rispetto a tutti i prodotti sinora reperibili sul mercato.

Il primo prodotto che sarà commercializzato, D-Lime, la cui realizzazione è affidata direttamente ai produttori, ha caratteristiche di durabilità e sostenibilità mai osservate prima.

I prodotti di alta qualità e ambientalmente sostenibili sono spesso ad alto costo, invece noi abbiamo cercato di generare una tecnologia che permetterà di realizzarne altri che, a parità di performance, consentiranno di ottenere un risparmio fino al 50% – spiega Sabatini. – Il calcestruzzo è il materiale più utilizzato dall’uomo in tutte le tipologie di costruzioni, ogni anno ne vengono prodotti 33 miliardi di tonnellate nel mondo, 18 volte il peso della produzione globale di acciaio e otto volte quello di tutte le automobili prodotte nella storia, tanto per dare un ordine di grandezza della rivoluzione che crediamo di poter avviare.

Si tratta, in effetti, di un mercato globale immenso, del valore di circa 650 miliardi di euro, con tantissimi player e una filiera complessa, dal civile al residenziale. Una filiera che è responsabile, da sola, dell’8% del complesso delle emissioni di CO2 prodotte sul pianeta.

«È un percorso che parte da lontano: prima c’è stata la validazione scientifica, poi è nato il percorso d’impresa vero e proprio. Ora siamo pronti per l’industria», spiega Sabatini. «Facciamo viaggiare l’innovazione, nel senso che diamo direttamente le licenze ai produttori e alle aziende di costruzione, anche con piani di partnership specifici per distribuire la nostra tecnologia sui mercati nazionali e internazionali. Non abbiamo creato un prodotto di nicchia, ma di larga scala», precisa.

«La cattiva reputazione che oggi ancora accompagna questo materiale deriva dai problemi di durabilità che, appunto, allungheremo. La barriera più importante, poi, è la complessità nella distribuzione, ma supereremo anche quella. Abbiamo disegnato un percorso di adozione molto rapido, per questo ci aspettiamo una crescita notevole in breve tempo. L’obiettivo è coprire tutti gli utilizzi, dalle grandi infrastrutture al residenziale. Il nostro primo prodotto è largamente utilizzato nelle infrastrutture complesse. La nostra sfida di cambiare il mondo delle costruzioni, comunque – conclude – la potremo vincere soltanto assieme alle imprese».

L’ex profugo ora genio del MIT e lesperto di affari internazionali

C’è molta italianità nella scoperta del calcestruzzo dell’antica Roma, che oggi diventa una ricetta per creare costruzioni più sostenibili e durature. Admir Masic, autore dello studio alla base del progetto e professore associato di Ingegneria ambientale al MIT, Massachusetts Institute of Technology, è un ex profugo bosniaco, scappato dalla guerra a 14 anni e arrivato a Torino con i volontari del collettivo Azione Pace.

Una storia che comincia da lontano dunque. A Torino Admir si è laureato in chimica e ha preso un dottorato, prima di spostarsi in Germania e poi a Boston, dove ha avviato una ricerca per capire perché alcuni edifici di oltre 2000 anni fa siano arrivati intatti ai giorni nostri. Ma questo non è l’unico legame di Masic con l’Italia.

A una cena a Boston, Masic racconta la sua ricerca all’imprenditore ed esperto di affari internazionali Paolo Sabatini, oggi co-autore dello studio sugli edifici romani antichi, e insieme decidono di trasformare la scoperta scientifica in una tecnologia utile. I due sono tra i fondatori di DMAT, la startup con sede a Udine, Milano e negli USA che ha ideato la tecnologia per il calcestruzzo moderno basata proprio su quello antico, che ne consente una produzione molto più sostenibile e durevole nel tempo.