Sostenibilità

Ecologia, innovazione e design: la cucina scomposta secondo Fabita

Scritto il

di Paola Guidi

Li chiamano commodities, prodotti banalizzati, a basso tenore di tecnologia e design. Tutti simili, bruttini, altamente energivori, prezzi stracciati. Poi ci sono gli altri, totalmente diversi, fabbricati in Europa e, in particolare, progettati in Italia, ingegnerizzati e prodotti da Pmi ad alto valore aggiunto, super efficienti. Spesso premiati con riconoscimenti internazionali e con il più prestigioso, Compasso d’Oro. Questa che vi raccontiamo è una case history, quella di una Pmi marchigiana, Fabita, di Stefano Molinelli, fondatore, partner e direttore generale, manager visionario ma concreto e di Adriano Design.

Insieme hanno realizzato una serie di sorprendenti elettrodomestici per la cottura, compattissimi, dotati anche di cappe Hi-Tech, nomadi, cioè usabili ovunque, indoor e outdoor, leggeri, connessi, ribaltabili, appendibili a parete e subito pronti, e di mini-cucine super accessoriate e tavoli-cottura su cui pranzare, cucinare, conversare, brindare… tutti comandabili da remoto con tablet e smartphone.

Tra i punti di forza di Fabita, un indiscusso know how a livello ambientale. I dieci anni di esperienza nel terzismo per marchi di lusso e, quindi, nella produzione con brand proprio di apparecchi ad alta efficienza energetica, hanno consentito all’azienda di mettere a punto brevetti speciali per sistemi di cottura a bassissima emissione di CO2, senza alcuna produzione di gas combusti, a beneficio di una vera ecologia domestica: la cottura soft riduce nettamente la produzione di scarti alimentari. Questo – ed è l’unicità a livello mondiale di Fabita – ha consentito per la prima volta al mondo di mettere a punto prodotti di estrema compattezza, quindi a bassissimi consumi. Le cappe speciali non usano filtri tradizionali, altamente inquinanti. Strani gioielli che solo una manifattura e designer super esperti potevano preparare. Il Compasso d’Oro 2022 è stato assegnato a “Ordine”, una serie di piani rotondi a induzione moltiplicabili, appendibili, digitali, totalmente decostruiti e senza vincoli. Sono sottili dischi di diametro diverso (massimo sei) alloggiati su una base in legno dalla quale possono essere estratti. I singoli piani, la scheda di potenza e l’interfaccia utente sono separati e remotizzati.

C’è più tecnologia innovativa qui che in molti cataloghi di multinazionali illustri. «Un successo mondiale, una continua crescita delle vendite, tanto che nel 2022 registriamo un aumento del 50%», dichiara Molinelli. «È stato il nostro know-how di lunghi anni di produzione di piani a induzione e cappe per grandi aziende che ci ha consentito di cambiare l’immagine dell’elettrodomestico, grazie all’incontro con i Fratelli Adriano. Dall’Europa agli Emirati Arabi, all’Asia, addirittura in Vietnam, e poi in Brasile e Messico, con risultati inattesi, tanto che non riusciamo a star dietro alle richieste. Con due limiti: la mancanza di componentistica, e di chip soprattutto, l’eccessivo costo e i tempi troppo lunghi delle certificazioni, necessarie per esportare».

Per una piccola azienda dei Majaps (Major Appliances) che vuole e anzi deve crescere, i confini dello spazio domestico non sono più sufficienti. Così, come racconta Dario Monti, Marketing & Sales Manager dell’azienda marchigiana, proprio nel 2022, dopo aver debuttato a Host, la rassegna internazionale della ristorazione e dell’accoglienza, Fabita ha programmato la commercializzazione dei propri prodotti nel settore dell’HoReCa, sia sul mercato interno sia su quello internazionale. Monti, del resto, vanta una rodata esperienza nel built in di multinazionali del bianco come Indesit Company e Candy-Haier, ma soprattutto conosce molto bene la profonda evoluzione che accomuna i settori delle attrezzature domestiche e professionali, che si basa su due requisiti: il design e l’efficienza energetica.

Il primo requisito, patrimonio fondante di Fabita, sta all’origine di un trend non italiano ma addirittura mondiale: la progressiva trasformazione della cucina domestica in spazio semiprofessionale con una interessante osmosi tecnologica e estetica. Un trend che il lockdown del Covid ha accelerato. Ma che sta trasformando anche le cucine professionali in spazi per show gastronomici aperti allo spazio ristorante.  Il secondo requisito riguarda la necessità di sostituire le attrezzature professionali obsolete e altamente energivore. Urgente perché gli apparecchi per la ristorazione e l’hospitality italiani (tutti con siti in Italia) devono conservare i propri primati internazionali; dettano infatti i trend gastronomici agli chef ed esportano circa il 70-80 per cento della produzione. E grazie al recentissimo stanziamento di 56 milioni di euro del governo Draghi (già provvisto di decreto attuativo), ottenuto da Efcem, l’associazione di categoria del settore, è cominciata anche in questo settore la transizione energetica. Che però deve passare – come sottolinea Monti – attraverso una progressiva destrutturazione degli apparecchi, sia formale sia tecnologica, e con un’avanzata gestione in remoto di tutte le funzioni. Proprio ciò che sin dall’inizio costituisce il pattern sul quale Fabita ha costruito il suo successo.