Sostenibilità

La svolta green di Around: contenitori take away riutilizzabili

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di Lorenza Resuli

Un classico contenitore monouso si sfrutta in media 60 minuti e si smaltisce in circa 100 anni. Un contenitore prodotto dalla start up Around si riutilizza 200 volte, quindi trova una nuova vita, risparmiando addirittura 26 kg di CO2.

L’idea di creare una linea di packaging riutilizzabili per il cibo d’asporto è nata durante il lockdown, quando i contenitori monouso dei servizi di take away e delivery food hanno letteralmente invaso le nostre case – racconta Giulia Zanatta, ceo e fondatrice di Around assieme a Daniele Cagnazzo e Alberto Garuccio.

L’impatto ambientale degli imballaggi usa e getta è un problema pre-pandemia, reso solo più evidente dal Covid, considerato che il 40% della plastica prodotta a livello globale arriva dai packaging monouso.

Lo sa bene l’Europa, che si sta già muovendo per invertire la rotta. «Una recente proposta della Commissione europea ha invitato i Paesi membri ad adottare provvedimenti concreti per disincentivare gli imballaggi monouso nella ristorazione. In Germania, per esempio, dal 1° gennaio in tutti i locali devono essere disponibili contenitori riutilizzabili per il take away. L’Italia è in ritardo», sottolinea Giulia Zanatta.

Un ritardo che Around contribuirà a ridurre grazie alla sua “flotta” di contenitori riutilizzabili, che assicurano una qualità superiore e costi inferiori rispetto ai monouso. Come funziona questa piattaforma della sostenibilità? I ristoratori sottoscrivono un abbonamento mensile e richiedono i contenitori di cui hanno bisogno. Tramite l’app Aroundrs i clienti si registrano e, con un QR Code, aderiscono gratuitamente al servizio, rispettando l’unico obbligo di riconsegnare il contenitore entro sette giorni.

Il locale deve essere vicino a casa o al luogo di lavoro, quindi per ora nei ristoranti è possibile solo il take away – ammette Giulia.

Una diffusione più capillare della neonata Around, oggi presente in 5 città italiane e in una trentina di ristoranti, risolverà il problema consentendo di restituire i contenitori in qualunque locale aderente.

I ristoranti hanno anche la possibilità di aderire all’opzione Zero food waste, che permette di consultare sull’app la lista del cibo avanzato a fine giornata e messo in vendita a prezzi scontati, in un’ottica anti-spreco. Per le aziende e i gruppi di ristorazione che gestiscono le mense, invece, è già attivo un vero e proprio servizio di delivery food.

Con la linea B2B offriamo un’alternativa più sostenibile alla pausa pranzo. A Milano, per esempio, abbiamo partner che hanno scelto una sorta di catering interno. I dipendenti ordinano il pasto via app e il giorno successivo i contenitori vengono ritirati alla consegna del nuovo lunch – spiega la CEO.

Oggi il meccanismo è avviato, ma i primi passi non sono stati facili. «All’inizio la difficoltà più grande è stata trovare il materiale giusto. Non sempre, infatti, il materiale di per sé “sostenibile” è quello che ripagherà di più in termini di sostenibilità finale. Nel nostro modello, per esempio, il materiale più sostenibile è quello che dura di più. Come il propilene, riutilizzabile e dotato di tutti i requisiti tecnici per il contatto con gli alimenti», dice Zanatta. +

Il contenitore quando ha esaurito il suo ciclo di riutilizzo «tornerà dal produttore, che lo trasformerà in un nuovo contenitore, oppure, grazie al nostro partner torinese Plastiz, verrà trasformato in pannelli per l’edilizia». Un circolo virtuoso tracciabile in ogni suo segmento.

Siamo una società benefit e ogni anno dobbiamo redigere un report di sostenibilità con gli obiettivi raggiunti.

Quelli futuri?

Far risparmiare una tonnellata di CO2 in un anno e rendere il vecchio “vuoto a rendere” un’abitudine sempre più semplice. Alla portata di tutti.

Durante il lockdown abbiamo capito quanti imballaggi si accumulavano

A fine 2019 due amici di lunga data si ritrovano a Milano. Giulia Zanatta non ha ancora 30 anni, è stufa di lavorare in uno studio legale e sogna di fare qualcosa di concreto sulla strada della sostenibilità e della salvaguardia ambientale. Anche Daniele Cagnazzo, reduce da anni trascorsi tra Londra e Dubai, vuole cambiare lavoro e diventare fotoreporter proprio sulle tematiche ambientali.

Poi è arrivato il Covid, con il lockdown. Io e Daniele abbiamo iniziato a sentirci e a buttare giù idee, ed è iniziata così: da un problema reale. Stando chiusi in casa, infatti, abbiamo realizzato quanto packaging venisse accumulato ogni giorno.

Giulia si informa, guarda cosa sta succedendo nel mondo e si imbatte in un concorso a Singapore basato proprio sull’idea del riutilizzo per sostituire il monouso.

In realtà il trend era già partito anche in Europa, ma in Italia sta andando al rallentatore.

Nel progetto embrionale viene coinvolto Alberto Garuccio, che aveva affiancato Giulia in un programma di mentoring seguito per l’associazione sull’empowerment femminile Young Women Network. «Alberto era già esperto di startup, gli abbiamo chiesto qualche consiglio finanziario, il progetto gli è piaciuto e…». E anche lui è diventato socio di Around.

Daniele e Alberto mi maledicono ogni giorno per averli coinvolti! – scherza Giulia che conclude – in un futuro non troppo lontano il riutilizzo sarà la prossima richiesta che ci arriverà dall’Europa. Sarà meglio essere lungimiranti e prepararsi!