Sostenibilità

SOS Planet: mondo al limite, rischio estinzione

Scritto il

di Beppe Ceccato

Siamo al punto di non ritorno. Amedeo Clavarino ne è convinto: 66 anni, proprietario del Maloja Palace, storico albergo costruito nel 1884 dal conte di Renesse alle porte di St. Moritz, è il fondatore e presidente della Fondazione SOS Planet con sede nell’hotel svizzero. Ha appena chiuso un fine settimana di incontri, dibattiti, raccolta fondi per un bene che lui definisce prioritario, la sopravvivenza della terra. Essendo in territorio elvetico, la si potrebbe definire una Davos Green.

Un weekend di dibattito e conoscenza sul destino del Pianeta. Com’è andata?

Bene, c’erano 175 persone, 35 delle quali sono arrivate direttamente dal World Economic Forum di Davos. Era presente anche Noa, che ha cantato per la pace e per l’ambiente. L’obiettivo della mia fondazione è quello di arrivare alla CO2 neutral entro il 2030. Tra i presenti c’erano alcuni molto scettici, i messaggi che sono stati lanciati da scienziati come Sir David King non lasciano però dubbi, siamo in forte ritardo, anzi, al limite, per riuscire a invertire il processo di autodistruzione che renderà, nel giro di secoli, il pianeta un luogo invivibile.

C’è, mettiamola così, una certa diffidenza nellaccettare notizie catastrofiche…

In base a un nostro sondaggio che si trova sul sito di SOS Planet, realizzato in Europa, Russia, Cina, India, Stati Uniti, quasi la metà della popolazione attualmente censita sulla terra, ovvero tre miliardi di persone, c’è una forte presa di coscienza su quanto sta accadendo al pianeta.

Persino in Cina, il 72% degli intervistati reputa indispensabile arrivare alla neutralità della CO2, la stessa percentuale per l’Italia: questo fa ben sperare. D’altronde, le estati sempre più calde, le ondate di calore anomalo, uragani e tornado sempre più diffusi sono evidenti, tutti li vediamo e viviamo.

Dovrebbe essere chiaro per tutti, ma molti preferiscono ignorare: tanto non è un mio problema, non vivrò così a lungo da vedere quel giorno. In questo senso anche il limite fissato al 2050 è anacronistico, inutile, perché sarà già troppo tardi.

Quando avremmo dovuto muoverci per evitare tutto ciò?

Almeno 80 anni fa, nel 1942, quando le concentrazioni di CO2 erano ancora a 300 parti per milione. Certo, allora c’era la guerra, i problemi erano altri. Oggi siamo a 417 e, considerando altri gas che si trovano nell’atmosfera, come il metano, siamo a 500 parti per milione. Sono calcoli molto complessi da fare perché vanno presi in considerazione tutti i gas presenti nell’atmosfera.

Oltre a un film con Harrison Ford sponsorizzato da Extinction Rebellion, c’è stato un intervento via web di Sir David King, scienziato inglese, chimico, famoso per le sue dichiarazioni dirompenti…

Extinction Rebellion è un movimento serio, come lo è Greta Thunberg. Quanto a David King, è un veterano delle Conference of Parties, era a capo della delegazione inglese alla Cop 2015 di Parigi. Per i suoi meriti la regina lo ha nominato baronetto. Intervistato da Ed Gemmell, Managing Director di Scientists Warning Europe, ha parlato in modo netto, dicendo candidamente come stanno le cose.

E cioè?

Stante la situazione attuale, studi dimostrano che entro la fine del secolo la temperatura aumenterà di quattro, cinque gradi. Se non fermiamo immediatamente le emissioni arrivando a una neutralità entro il 2030, 2032 nel giro di trent’anni questa china diventerà irreversibile. Tradotto, significa una tragedia la cui responsabilità è nella coscienza di tutti.

Nei prossimi secoli si vedrà un aumento prospettico di venti gradi centigradi. Per la fine del millennio avremo una temperatura che non permetterà la vita. Distruggerà non solo l’uomo ma anche animali e piante. La vita sulla terra verrà dichiarata estinta.

Ho seguito lo speech di King: dice anche che in poco tempo il Vietnam rischia di andare sottacqua per il 90 per cento del suo territorio. Essendo un grosso produttore di riso si porrà anche il problema dellapprovvigionamento del cibo, per una popolazione mondiale destinata a crescere ancora.

King è convinto che per vincere questa battaglia serva una sequenza di azioni che lui riassume in Reduce, Remove, Repair. Mentre si riducono le emissioni bisogna riuscire a “sequestrare” 250 parti per milione di gas nocivi per poi riparare, tornando a livelli accettabili. Le percentuali per avere successo sono minime e confesso che mi dà fastidio restare a guardare senza fare nulla. Lo dobbiamo alle generazioni future. Noi sopravvivremo, ma loro?