
Picco dei tassi vicino, ma la stretta non è finita
Le crisi bancarie preoccupano le autorità monetarie nonostante la stabilità finanziaria dell’Eurozona, ancora politica restrittiva ma a ritmo inferiore.
Le crisi bancarie preoccupano le autorità monetarie nonostante la stabilità finanziaria dell’Eurozona, ancora politica restrittiva ma a ritmo inferiore.
Il crollo delle banche e i segnali di difficoltà dell’economia e dei mercati spingono le Banche centrali a riflettere sulla linea dura sui tassi di interesse.
La cocciuta politica monetaria della Bce rappresentata alla perfezione dalla comunicazione anaffettiva della Presidente, Christine Lagarde.
I futures sull’Euribor a 3 mesi vedono in estate un tasso in lieve calo, intanto sulle rate dei prestiti arrivano maxi-aumenti.
Il fronte dei falchi spinge per nuovi aumenti, il realismo degli investitori: «meglio una recessione oggi che un’inflazione incontrollabile».
Reazioni contraddittorie alle sue parole dopo l’ultimo aumento dei tassi: rally delle Borse, che intravedono la fine della linea dura. Analisti scettici: carovita ancora alto. Intanto i nuovi prestiti a tasso variabile costano più del fisso
L’aumento del costo del denaro di solito inizia a produrre impatti visibili sulla vita reale di aziende e famiglie con 9 mesi di ritardo.
Previsioni più pessimiste sui mercati per il 2023 dopo i rialzi dei tassi (previsti al 3,5% a metà anno) giudicati dagli analisti più severi del necessario. Ma torneranno di moda le obbligazioni
Sileoni (segretario Fabi): siamo vicini al 5%, inaccettabile che i prestiti in Italia costino il doppio rispetto alla Francia.
Il maxi-rialzo di 0,75 punti base ha suscitato perplessità tra gli economisti, compresi quelli che di solito non sono critici per partito preso